Indro Montanelli, rispondendo alle domande di un giornalista, disse che non riusciva ad immaginare un futuro roseo per l’Italia ma per gli italiani sì. L’Italia, secondo lui, non aveva speranza. Gli italiani, invece, sarebbero stati sempre una stirpe vincente, capaci di sopravvivere e farsi valere in qualsiasi parte del mondo. Su quest’ultima parte credo abbia avuto ragione, quel che disse è vero soprattutto per una caratteristica peculiare che ci appartiene: all’occorrenza sappiamo dare l’impressione di intenderci di tutto. Siamo nati “imparati”, come si dice al sud. Per esempio, mio nonno, che fece la Grande Guerra sulle rive del Piave, ebbe un’opportunità che gli avrebbe potuto salvare la vita e non se la lasciò scappare. Un giorno gli chiesero se sapesse fare il pane, Lui, che non aveva mai messo le mani nella farina (faceva il pescatore), disse di sì e si trovò assegnato in fureria, alla giusta distanza dalle baionette austriache. Ovviamente, in pochi minuti imparò a sfornare il miglior pane mai mangiato al fronte. Noi siamo così, anche oggi. Basta leggere le discussioni sui social. In un paio di mesi abbiamo mostrato tutta la nostra competenza ingegneristica in materia di costruzioni di ponti, per passare a quella giuridica su alcune sentenza della magistratura, fino ad arrivare a sfoggiare, in questi giorni, conoscenze in materia di macro economia che farebbero invidia a Keynes.
