Accadde che una ragazza di 17 anni fu rapita il giorno di Santo Stefano. Venne portata via, violentata e tenuta segregata per otto giorni. Poi il suo violentatore e sequestratore decise di volerla tenere tutta per se e la pretese in moglie. Così facendo, tra l’altro, non avrebbe mai risposto davanti alla legge dei suoi crimini perché il matrimonio riparatore avrebbe estinto il reato. Un colpo di spugna. Tutto sarebbe stato dimenticato, anche il dolore e le lacrime di quella povera ragazza che avrebbe dovuto continuare a servire il suo aguzzino per il resto della vita. Tutto ciò non avveniva nei territori controllati dall’ISIS o in Afghanistan. Accadeva in Italia, in Sicilia per la precisione, tra il 1965 e il 1966. Solo 50 anni fa. E quella norma, che era un articolo del codice penale italiano, rimase formalmente in vigore fino al 1981. L’anno prima della vittoria dell’Italia ai mondiali di Spagna. Quella ragazza, che si chiama Franca Viola, disse no e il sequestratore e violentatore restò tale, invece di diventare un onesto marito, fu condannato e si prese 11 anni di carcere. Non fu per niente facile perché c’era la consapevolezza che insieme alla condanna per il carnefice sarebbe arrivata anche quella per lei, pronunciata dal tribunale della maldicenza che l’avrebbe addidata come una donna “disonorata”. Lei e i suo genitori andarano fino in fondo e fecero la cosa giusta. Oggi Franca Viola è una nonna e l’8 marzo 2014, in occasione della festa della donna, fu insignita al Quirinale dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con la motivazione: “Per il coraggioso gesto di rifiuto del matrimonio riparatore che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell’emancipazione delle donne nel nostro Paese”. Oggi, quindi, se siamo arrivati fin qui, in termini di civiltà e conquiste sociali, lo si deve anche a lei che fu la prima ad infrangere quel muro di vetro. Ma non bisogna mai dimenticare che la storia è fatta di periodi di conquiste ma anche di fasi di revisionismo. Il pericolo di tornare indietro è sempre dietro l’angolo e nulla va mai dato per scontato.
