Una volta c’erano i giornali di partito, i giovani non lo sanno ma c’erano. L’Unità per il Partito Comunista, l’Avanti per il Partito Socialista, il Secolo d’Italia per il Movimento Sociale Italiano, e così via. La loro funzione dichiarata (sottolineo dichiarata) era quella di fare propaganda e proselitismo attraverso l’informazione. Quando li leggevi, sapevi bene che non ti potevi aspettare notizie che non fossero condizionate dalla visione di parte. Oggi quei giornali non ci sono più oppure hanno cambiato pelle. E’ rimasta quella che, in teoria, dovrebbe essere un’informazione non schierata. In realtà, basta leggere i titoli di molte testate…
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A volte l’espressione del volto conta più delle parole. Anche quando la parola ha già un valore negativo di per se, come la parola “sbirro”. La faccia di Gino Strada, quando l’ha pronunciata ieri da Lucia Annunziata per definire l’ex Ministro dell’Interno Minniti e l’attuale Salvini, evocava disprezzo misto a disgusto. Si parlava di immigrazione. Mentre lui ripeteva più volte quel termine, nel quale condensava tutti i mali di questa epoca, mi tornavano alla mente le giornate al sole e le fredde nottate che ho passato in Sicilia negli ultimi anni per accogliere ed aiutare migliaia e migliaia di disperati…
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Si è parlato a lungo in questi giorni dello studente di Lucca ripreso mentre minacciava il docente di storia. Andrò contro corrente eppure quel video, più che rabbia, mi ha trasmesso solo tanta compassione. Io non ho visto in quelle immagini un pericoloso criminale ma solo un ragazzo con dei grossi problemi, gran parte dei quali frutto del fallimento di chi aveva il l’obbligo morale, e anche giuridico in alcuni casi, di educarlo. Ogni bambino nasce “selvaggio”, sono gli adulti che lo accompagnano nella crescita che devono insegnargli le regole della convivenza civile. Si chiama educazione. Genitori, parenti, gli stessi…
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Ieri è stata la giornata della memoria, quella istituita per ricordare un genocidio tra i tanti compiuti dall’uomo. Molti dei quali ancora in corso in varie parti del mondo. Certo, non ce li possiamo ricordare tutti altrimenti, altro che giornata, ci vorrebbe l’anno della memoria. O forse il secolo. Ma non è questo il punto. Da che mondo è mondo, l’unico modo per sconfiggere l’odio è dimenticare non ricordare. Sia chiaro, non l’orrore che può derivare da alcune derive autoritarie, come il Nazismo e non solo. Intendevo: dimenticare i torti che alimentano i propositi di vendetta. Allora perché non istituire…
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Ai miei tempi, alle scuole elementari e medie, ci facevano studiare la storia attraverso le frasi epiche pronunciate dagli eroi. Alcune ancora me le ricordo tanto che rimanevano impresse: “non con l’oro si riscatta la Patria, ma con il ferro” (Furio Camillo), “e noi suoneremo le nostre campane” (Pier Capponi), “la mia mano ha errato e ora la punisco per questo imperdonabile errore” (Muzio Scevola), “qui si fa l’Italia o si muore” (Giuseppe Garibaldi). Chissà se i nostri pronipoti, su quegli stessi libri, un giorno non leggeranno anche: “torni a bordo, cazzo” (senatore già capitano Gregorio De Falco).
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“I rapporti amichevoli sono pericolosi. I rapporti amichevoli si prestano ad ambiguità, fraintendimenti, conflitti e terminano sempre in malo modo. I rapporti formali, dall’altro lato, sono limpidi come acqua di fonte. Hanno regole che sono scolpite nella pietra. Non c’è rischio di sbagliarsi e poi durano per sempre. Ora, lei deve sapere che non sono affatto un amante dei rapporti amichevoli. Sono invece un grande estimatore di quelli formali. Dove ci sono rapporti formali ci sono riti e dove ci sono riti regna l’ordine terreno”. (Papa Pio XIII – The Young Pope di Paolo Sorrentino)
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A un certo punto della sua vita Io incontrò un altro Io. Per distinguerlo da se stesso lo chiamò Tu. I due, a furia di frequentarsi, presero l’abitudine di pensarsi come Noi. Poi si accorsero che anche altri Io e Tu avevano scelto questo nome, così, per non confondersi, gli diedero un nome diverso. Li chiamarono Loro. Tutto diventò più semplice. Al mondo rimasero solo i Noi e i Loro. Anche se erano stati tutti Io un tempo, quando divennero tanti, da un lato e dall’altro, sentirono il bisogno di rimarcare ancora di più la loro differenza. Così inventarono la…
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Dio creò l’uomo e la donna. Poi costruì una porta per separare l’esistenza su questa terra dal suo regno. Decise di affidare le chiavi di quella porta alla donna, così che ella divenne custode del passaggio tra l’essere e il non essere. Per questo compito sarebbe stata chiamata mamma e come tale invocata anche nel momento del dolore. L’uomo non la prese bene. Gli sembrava un ruolo troppo importante per essere affidato alla donna, che era più piccola e fragile di lui. Almeno così appariva ai suoi occhi. Allora chiese a Dio con rabbia: «e io cosa dovrò fare?» «Tu…
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Ieri sera si è conclusa la serie tv basata sui romanzi di Maurizio de Giovanni dedicati ai Bastardi di Pizzofalcone. Riconosco a questa produzione il grande merito di aver riportato uno sguardo sereno su una città come Napoli che, negli ultimi anni, è stata violentata dal punto di vista dell’immaginario letterario e mediatico da un altro scrittore di successo che l’ha rappresentata come l’inferno sulla terra. Che ha fatto della malattia la regola, oscurando il corpo sano di una città che ha 3000 anni di storia, fatta di grandi eccellenze nell’arte, nella cultura, nella letteratura, nella musica, nelle scienze, e…
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Angein ha novant’anni. Vive nel borgo medioevale di Cervo ligure, un presepe incastonato nella riviera dei fiori, tra Imperia e Savona, dove i vicoli stretti scorrono tra le case in pietra, come fossero rigagnoli di un torrente, per sfociare, d’improvviso, in una piazza affacciata su un mare di un azzurro intenso. All’orizzonte la Corsica. Angein sull’arrivar del tramonto è li. Pochi tavoli, qualche sedia in ferro battuto e lui con una vecchia radio a cassette. La suona come fosse un violino. Accompagna con vecchi valzer di Strauss il sole che scompare dietro le alpi francesi. Qualcuno si ferma a salutarlo…