Cinema,  Recensioni

ACAB – La serie

Confesso: non ho resistito. Ho visto tutto d’un fiato ACAB – La serie, il giorno stesso della sua uscita. Ne è valsa la pena. Scritta, realizzata e diretta molto bene, con interpreti eccezionali. E non mi riferisco solo a Marco Giallini e Adriano Giannini. Ritmo intenso, atmosfere noir, macchina da presa quasi sempre a pochi centimetri dal centro dell’azione. Tanta introspezione. Certo, la trama è esasperata, come richiede questo genere di narrazione, ma ha il grande pregio di portare chi guarda oltre l’uniforme. Rivela che dentro quella divisa ci sono uomini e donne, con i loro problemi, le loro fragilità, le loro colpe e le loro contraddizioni. Uomini e donne che fanno un lavoro difficile, in un mondo difficile nel quale sono immersi anche loro, anche se gli viene chiesto di dimenticarlo quando sono chiamati a svolgere il proprio dovere. Uomini e donne che trasformano in omertà il loro smarrimento, che trovano il coraggio di andare avanti grazie a un senso di appartenenza che a volte diventa una prigione dell’anima, un luogo dove è facile smarrire la propria dimensione morale e perdere di vista l’esatto confine tra il bene e il male. Uomini e donne che spesso si trovano a dover fare cose in condizioni estreme, senza aver il tempo di chiedersi se quello che stanno facendo sia la cosa giusta da fare. Grande nostalgia per me che ho avuto l’onore di indossare per tre anni quell’uniforme e che conosco bene quei luoghi: Roma, la Val di Susa. Mi sono emozionato. “Celerino figlio di puttana, celerino figlio di puttana …” ❤

 

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